Gatto mammone: significato e favola

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Contrariamente da come suona la parola, “gatto mammone” non indica un gatto particolarmente attaccato alla sua mamma, felina o umana che sia, ma un particolare gatto caro al folklore italiano, legato ad una fiaba, ma dal significato a volte tutt’altro che favorevole al gatto.

Purtroppo i gatti sono spesso legati a significati che non rendono loro omaggio, spesso negativi, ed in questo caso la figura del Gatto Mammone non fa eccezione, essendo un personaggio associato alla malvagità e utilizzato per spaventare i bambini.

Gatto mammone: origini e significato

Il termine Gatto mammone o “gattomammone” si utilizza nelle favole e nelle tradizioni popolari per indicare una specie di gatto enorme, dal pelo ritto e la gobba, di colore scuro o nero, dall’aspetto terrificante. “Mammona” è anche il termine di origini mesopotamiche utilizzato anche nella Bibbia per indicare il demonio, tra l’altro termine dai significati e connotati davvero affascianti e controversi.

« Non potete servire a Dio e a Mammona»
(Gesù, in Mt 6,24 e nel Lc 16,13)

Infatti il Gatto mammone, chiamato anche Re di Gatti, si aggira per i pascoli a spaventare le mandrie e divora i bambini che si sono persi, da qui molte mamme per spaventare i bambini indisciplinati che non vogliono mai tornare a casa dai loro giochi dicevano loro “guarda che ti mangia il gatto mammone”. Si, un tempo c’erano strane pratiche educative.

Di solito il questo spaventoso gatto è rappresentato tutto nero, a volte con una grande M sulla fronte, che come ben sapete è tipica di quasi tutti i gatti tigrati. La M sulla fronte dei gatti è però anche letta come simbolo mariano, in quanto in una antica leggenda si dice che un gatto entrò nella mangiatoia di Gesù bambino per riscaldarlo, e per ringraziarlo Maria lo benedisse e gli regalò questo segno. Purtroppo poi nella cultura cristiana prevalse la connotazione negativa del gatto.

Il Gatto Mammone
Il gatto Mammone

Essendo Re dei gatti, il Gatto Mammone, che è molto grande, si serve di uno stuolo di gatti delle dimensioni usuali come suoi servitori, da qui l’altro monito utilizzato per evitare che i gatti randagi venissero toccati troppo dai bambini “lasciali stare che sono del Gatto Mammone”. E via a crescere facendo gli incubi.

Nell’antichità il termine “Mammona” indicava anche un tipo di scimmia, una specie di babbuino, ed ancora oggi in Puglia il termine “Mamone” o “Mamàun” indica appunto il babbuino.

In alcune tradizioni il Gatto Mammone ha anche una connotazione positiva, un essere che può fare da ponte tra il regno dei morti e il regno dei vivi, tanto che per Halloween una delle tradizioni era lasciare un piattino di latte fuori dalla porta per il Gatto Mammone che così avrebbe portato buone nuove per la casa. Vedi l’articolo: Gatti neri e Halloween.

Sicuramente nelle civiltà più antiche la figura del Gatto Mammone aveva funzioni positive, di protezione dagli spiriti, nell’antico Egitto il gatto, come Bastet, era una delle divinità del panthen che circondava il Dio Amon, fu poi con l’avvento del cristianesimo che il gatto venne associato per lo più a una connotazione negativa, anche per dissuadere il popolo dai culti pagani e veder affermato il potere della chiesa sulle masse.

Immagine del Gatto Mammone

Favola del Gatto Mammone e dove lo troviamo

Ci sono diverse fiabe che citano il Gatto Mammone, dalle più antiche alle più recenti.

Una nota filastrocca che le mamme cantano ai loro bimbi recita in una sua parte:

“Ninna nanna, ninna oh,
questo bimbo a chi lo do?

Lo darò al gatto mammone
che lo mangia in un boccone.”

Sempre per rimanere in tema dell’effetto tranquillizzante dei metodi educativi tradizionali :D

La Favola del Gatto Mammone si può trovare in numerose raccolte di favole, qui ho voluto riportarti la fiaba raccontata e animata da Voci in Capitolo che hanno preso spunto dalla fiaba dei racconti popolari pugliesi e si trova nell’ebook “Fiabe e novelle del popolo pugliese” di Saverio La Sorsa, edito da Edizioni di Pagina.

Il Gatto Mamone - le favole animate di Voci in Capitolo

Il titolo originale della favola è “‘U gatte Mamòene” ed è stata raccolta grazie al racconto Rachele Angione (madre di Saverio La Sorsa) di Molfetta (BA)
Ecco il volume da cui è tratta l’edizione di questa fiaba del Gatto Mammone:

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Se preferisci una lettura del testo della fiaba, ecco un sito dove è riportata (Giocattoli e favole) nella raccolta “Sessanta Novelle Popolari Montalesi” di Gerardo Nerucci, poi tradotta in italiano da Italo Calvino.

La favola così raccontata mi ricorda molto quella di Cenerentola, e comunque ha il classico topos della ragazza odiata dalla matrigna che ha un’altra figlia, poi interviene la fatina buona, che in questo caso è il Gatto Mammone, aiuta la ragazza più sfortuna ma più bella finché non arriva a sposare il Principe.

Povere noi donne sempre educate con questo tipo di narrazione, che ci vede dedite al sacrificio, ma grazie alla grazia femminile, all’umiltà e alla sottomissione. il nostro premio finale sarò sposare un uomo (!!!). Anche in Cenerentola è presente comunque la gatta che l’aiuta nelle sue vicende.

In Sardegna, in provincia di Nuoro, troviamo il Gatto Mammone come simbolo del Carnevale, con il nome di Maimòne. Qui si usa creare un enorme fantoccio a forma di gatto terrificante usato da monito per rispettare la sacralità dei giorni di festa del Carnevale.

Nella sua connotazione di Re dei Gatti troviamo lo anche come protagonista della fiaba Il Gatto con gli stivali, mentre nella sua variante misteriosa e un po’ inquietante lo ritroviamo nella figura dello Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie, che come raccontato nell’articolo dedicato, prende spunto dal Gatto del Cheshire.

Il Gatto Mammone è anche un film commedia del 1975, diretto da Nando Cicero, con Lando Buzzanca, Rossana Podestà, Tiberio Murgia, Gloria Guida, Umberto Spadaro, Franco Lantieri, il cui manifesto è il consueto carosello della visione maschilista delle donne.

Il manifesto del film "Il gatto mammone", 1975
Il manifesto del film “Il gatto mammone”, 1975

Il Gatto Mammone nelle carte da gioco

E’ chiamato Gatto Mammone, nelle carte napoletane, il tre di bastoni, che raffigura al centro il volto di un uomo baffuto, che si dice sia Nicola Jossa, anche se le versioni più antiche di tale rappresentazione erano moltissime.

Citato già nel 1861, pare fosse un camorrista o un semplice guappo napoletano che però faceva della violenza la sua ragione di vita, con il suo randello. Divenne poi parte della guardia nazionale e poi della Polizia (delle cui randellate abbiamo spesso notizia), e la sua storia dettagliata la potete leggere qui.

E a Pisa…

Il gatto Mammone dà ora il nome a una associazione di Pisa che si chiama Gatti Mammoni, nata nel 2001, ed ha come attività principale la gestione del gattile “Cuore di Pirilla”, che ospita quasi 100 gatti.

Mi sembrava giusto chiudere l’articolo citando l’attività delle volontarie e volontari che gestiscono questa associazione ed il gattile, dove accolgono soprattutto gatti anziani che sono anche adottabili a distanza. Per saperne di più e aiutare le volontarie, visita il sito Gatti Mammoni Pisa.

Ed ora raccontami, conoscevi la favola del Gatto Mammone? e la sua origine nel folklore italiano? Che cosa ne pensi? Scrivimi nei commenti sotto all’articolo.

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