Sacro di Birmania- Credit Fioravanti
Il Sacro di Birmania, dall’aspetto raffinato ed elegante, riesce a conquistare l’umano e ad instaurare con lui un bellissimo rapporto di rispetto e fiducia. Gatto dalle origini leggendarie, il Sacro di Birmania ci sorprende con il suo fascino, con i suoi occhi blu profondo, il suo pelo lungo e candido dalla tipica colorazione più scura sul muso e sui guantini. Conosciamolo meglio!
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Il Sacro di Birmania, detto a volte gatto birmano, è molto sensibile ed anche un po timido. Ha uno sguardo molto intenso che incanta l’uomo, è molto dolce e si affeziona a chi lo accudisce.
Molto giocherellone anche da adulto, ama ottenere ciò che vuole, a volte mette “il muso” se non viene accontentato.
Ama il gioco e può perfino essergli insegnato il “riporto” di una pallina, cosa che pochi gatti sono in grado di imparare. Si adatta molto bene alla vita anche con i bambini perché non è mai aggressivo.
Il Sacro di Birmania è un gatto dalle movenze e dal portamento molto eleganti. Sua caratteristica sono i cosiddetti “guanti” cioè la colorazione bianco candida delle estremità delle zampe, dovuta ai geni siamesi, mentre il resto della zampa è più scuro. Sulle zampe posteriori inoltre è presente il “garretto”, cioè una striscia di bianco a forma di V sotto alla pianta della zampa. E’ una caratteristica NON gradita anche per le zampe anteriori.
I garretti sono ammessi SOLO dietro e devono essere 1/2 fino a 3/4. Anche più alti sono tollerati ma NON devono superare l’articolazione, invece i guanti anteriori sotto devono “chiudere” prima dello sperone. Se non chiudono o chiudono sotto lo sperone il gatto non è da show.
Il Gatto Sacro di Birmania nasce completamente bianco e raggiunge la sua colorazione finale nei 2-3 anni di età. Gli occhi sono di dimensione media, leggermente OVALI e di colore blu intenso.
Il manto è più corto sul muso, si allunga lungo il corpo fino a diventare da lungo a semilungo, abbondante nella collaretta, in particolare nei maschi. Il pelo del sacro di birmania è setoso con scarso sottopelo.
Colorazione delle punte: può essere seal, blue, chocolate, lilac, red e cream point, ma anche seal tortie point, blue tortie poin, chocolate tortie point, lilac tortie point. Gli stessi colori anche nella versione tabby, e dal 1/1/2015 anche nella versione smoke (per i non tabby) e silver (i tabby).
Peso: taglia media, maschio 5-7 kg, femmina massimo 3,5 – 4,5 kg
La storia del Gatto Sacro di Birmania è molto controversa, ricca di leggende. La leggenda narra che il monaco Mun-Ha vivesse nel tempio di Tsun-Kian-Kse, dea della trasmigrazione delle anime, con il suo gatto bianco.
Il monaco mentre era assorto in preghiera, venne assalito da dei briganti e morì. Il gatto allora sali sul suo corpo, e i suoi occhi diventarono come zaffiri, come la statua della dea, aiutando l’anima del monaco a trasmigrare.
Il mantello del gatto assunse invece la tonalità dorata come la statua della dea, e i piedi rimasero bianchi come la tonaca del monaco.
Al di là delle numerose leggende, sembra semplicemente una razza “creata” di sana pianta negli anni 20 del secolo scorso da alcuni allevatori francesi, per la ricca alta borghesia francese, che amava dei gatti di cui si sono perse un po’ le tracce di razza Khmer, ovvero dei siamesi a pelo lungo alcuni dei quali avevano dei guantini bianchi.
La razza fu selezionata aumentando la recessività dei guantini, in mondo da creare degli omozigoti coi guanti. Usarono anche 3 dei siamesi (che allora erano come gli attuali thai) e dei persiani (che allora non erano ipertipici come ora).
Il primo ed unico colore era il seal. Poi la razza si sperse dopo varie vicissitudini.
Dobbiamo ad una allevatrice francese Simone Poirer (da leggere l’intervista nel libro di Gisele Barney “Les secrets du chat sacrè de birmanie”, il ricordo delle origini dei gatti Sacri di Birmania.
Probabilmente la leggenda fu inventata di sana pianta da una certa Marcelle Adam, giornalista e avventuriera, che possedeva uno di questi gatti e volle dare alla razza un alone di mistero e di esoticità.
Secondo un’altra delle versioni leggendarie, nel 1920 un industriale americano di origini olandesi, Cornelius Vanderbilt, acquistò una coppia di birmani da un servitore infedele del tempio di Lao Tsun, e li portò con sè al suo ritorno in Europa.
Si ha notizia poi nel 1935 di sei gatti Sacri di Birmania venduti alla principessa Ratibor-ohenlohe per 3000 franchi. L’anno dopo Marcel Reney narra di aver veduto questo gatto nel castello di Francavilla-Bisio. Le tracce del Gatto Sacro di Birmania si perdono dopo il 1940.
Altra origine leggendaria del gatto sacro di birmania la troviamo in Francia, nel 1919, quando si narra che i monaci Kittahs, ne regalarono una coppia a due francesi, Auguste Pavie e a suo marito, Gordon Russel, maggiore di stanza in Birmania, come segno di gratitudine.
Infatti il gatto birmano era da loro ritenuto sacro. Però sopravvisse solo la femmina, Sita, al viaggio, fortunatamente poi partorì dei cuccioli, a Nizza.
Nel 1925 si ha notizia di gatti sacri di Birmania esportati in Francia: Orloff e Xenia De Kaabaa, da cui nacquero i primi gattini Birmani europei. Dopo la seconda guerra mondiale la razza era quasi in via di estinzione.
Il primo gatto birmano di cui si ha notizia si trova in Germania, Nadine DeKhlaramour, una gatta importata nel 1964 dalla signora Anneliese Hackmann.
Nadine non è stata quindi solo la madre di tutti i birmani tedeschi ma anche la nonna dei birmani inglesi e di gran parte dei birmani americani.
La razza fu riconosciuta nel 1925 in Francia, nel 1966 in Inghilterra e nel 1967 negli USA. Il Birmano prese il nome di Gatto Sacro di Birmania per meglio distinguerlo dal Burmese.
I primi birmani in Italia furono importati da Francamaria Gabriele negli anni ’70, attuale Presidente del Club A,Ga,Bi (pagina Facebook del club)
Il gatto Sacro di Birmania ha un costo che varia dagli 800 ai 1300€, anche 1700 per esemplari da competizione.
Il suo pelo è setoso e fa pochi nodi, per cui è abbastanza semplice da spazzolare, basterà una spazzolata settimanale, qualcosa in più nel periodo della muta.
Ecco in un video Crystal, un gatto Sacro di Birmania, presentato dal suo allevatore, Daniele, dell’allevamento Incantesimo Blu.
Risorse e fonti
Ringrazio Barbara Bazzotti (Pawpeds graduated G1, G2 e G3 e membro della Commissione Nazionale Allevatori) per gli spunti.
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Ho un birmano di 9 mesi ed è meraviglioso dolce affettuoso giocherellone... L unica cosa un po' rompiscatole al mattino perché vuole mangiare sempre e non ti molla finché non ottiene ciò che vuole
Ma che simpaticone :D