La tigre? Un gatto oversize. Proteggiamolo!

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tigre

Grande felino dal look davvero molto trendy, la tigre ha un manto unico: in natura non ne esistono infatti due esemplari identici.

Cambia il mantello, le striature, le sfumature di ocra, perfino la fascia di pelliccia intorno al collo, fino ad arrivare, naturalmente, al rarissimo esemplare della tigre bianca, erroneamente ritenuta ‘albina’ (il color crema del manto è causato da un gene recessivo) che presenta un manto soffice e candido, gli occhi azzurri e il naso rosa, esattamente come un dolcissimo gattino di casa.

Meno gentili il suo peso, che arriva fino a 300 kg, come nel caso della tigre Amur siberiana, e le sue dimensioni: la lunghezza media della coda  di una tigre è di circa 70 cm, più o meno tre volte quella del comune felino domestico, e la sua dieta: le tigri di solito mangiano grandi mammiferi, cervi, maiali selvatici, ma non disdegnano bisonti, buoi, coccodrilli, pesci, e anche grandi predatori come orsi e leopardi.

La sazietà di una tigre non salva tuttavia le sue prede che il gattone stirato –e previdente- comunque caccia per garantirsi uno spuntino gustoso anche all’indomani.

Pochissimi gli esemplari di tigre che ad oggi popolano il pianeta: poco più di 3.000 che vanno a costituire un ecosistema fragilissimo.

A mettere in pericolo la tigre, tutte le leggende che sulla sua forza e la sua potenza nei secoli sono state tramandate di popolazione in popolazione, favorendone in questo modo la caccia senza scrupoli, il bracconaggio, così da ricavarne, secondo assurde superstizioni, dei prodotti salvavita.
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Secondo alcune, barbare, culture, si ritiene infatti che le ossa della tigre, se tritate ed assunte, rendano più forti, in altre che i loro genitali acuiscano la virilità di chi ne mangia.

Infine che gli occhi curino la vista, e che la pelliccia regali prestigio e fortuna in chi la indossa.

I cuccioli di tigre, inoltre, vengono rivenduti come animali da compagnia.

Ad oggi il 97% delle tigri selvatiche è estinto, un dato di per sé allarmante ma che lascia ancora più sgomenti se lo si paragona a quello del secolo scorso: da allora ad oggi, tale percentuale è infatti cresciuta del 90%.

Dal 2006 le tigri nel mondo si sono dimezzate: 6000 quelle contate qualche anno fa, 3.200 quelle conteggiate oggi.

Una sparuta quantità che non annovera più al suo interno già tre sottospecie (di Bali, di Java e del Caspio) la cui estinzione è iniziata in piena epoca coloniale, nel 1940 e tristemente si è conclusa nel 1980.

Ad oggi il governo indiano conta all’interno della sua giurisdizione poco meno di 1.500 esemplari, segue la Malesia con 500 esemplari, la Russia con 420, l’Indonesia con 400.

Ma a detenere il triste primato è l’immensa Cina che conta al suo interno solo 30 esemplari di tigri selvatiche, un’estinzione non dovuta però all’errata credenza che con lo striato felino venisse realizzato il famoso, potentissimo balsamo, toccasana per i mali muscolari e articolari.

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