Dopo il lockdown da Covid: noi e i nostri gatti

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gatti dopo il lockdown covid coronavirus

Ecco qualche riflessione che mi è arrivata da Gianluca D’Elia, e che condivido in pieno, sul periodo di lockdown che abbiamo vissuto in casa nel periodo marzo-aprile-maggio 2020 a causa della pandemia causata dal Covid-19 o Coronavirus.
Leggete e ditemi anche voi nei commenti come avete vissuto questi mesi e che pensieri avete fatto.

Il 2020 sarà ricordato, per dirla come i latini, come annus infaustus o nigerrimo signanda lapillo (“da segnare con una matita nerissima”), causa la pandemia del Covid19, e conseguente crisi socio-economica. La più grave mai accaduta dall’ultimo dopoguerra.

Si stima che 3,7 milioni di italiani abbiano perduto il lavoro con le conseguenze del lockdown, diverse migliaia siano caduti sotto la “soglia di povertà”, ma – ancor più purtroppo – un numero elevatissimo di morti di ogni ceto sociale, età e luogo.
Gli effetti di una vera e propria guerra.

Quando la civiltà va incontro a cataclismi del genere, peraltro arrivati senza preavviso, è d’obbligo ragionare su cosa significa passare lunghe ore di un tempo “distopico”, serrato in casa e magari con la cassa integrazione, a fare un bilancio della propria vita.
Credo sia stato fisiologico per tutti aver compiuto una “life rewiew”, una riflessione sui propri valori, sui propri affetti, sul futuro.

E per una persona come me, il cui nucleo familiare è composto da un umano (il sottoscritto) e tre bellissimi ed adorati felini, il pensiero è andato quasi esclusivamente a loro, la mia famiglia, i miei “padroni di casa”, i miei tre bimbi a quattro zampe che hanno allietato, dal giorno del loro arrivo, ogni giornata della mia vita.

Questi bimbi che si sono trovati di punto in bianco il loro umano a condividere le giornate h24!

E più li osservo, cointeragisco con loro, gioco, mi prendo cura di loro in ogni anche più minimo aspetto, e più vedo saldarsi il nostro rapporto, che, come ben sa ed è ben noto a chi ama i suoi animali, non è un banale “umanizzarli”, bensì è conoscerci di più. Come per qualsiasi altro membro della famiglia umano che si è ritrovato a passare con noi questa lunga quarantena.

Questo tempo enorme, smisurato, tutto per noi, ci hanno permesso di approfondire la nostra relazione: dalla notte passata tutti e quattro nel lettone, agli orari in cui hanno fame, le loro pappe preferite, capire i loro giochi preferiti, il tipo di sabbietta, le passeggiate sul pianerottolo, le spazzolate due volte al giorno, le gocce negli occhi a Tato ogni sera, le lenzuola sempre pulite e profumate, etc. etc.

Mi hanno detto che ho tre gatti fortunatissimi. Sì, è vero. Sono stati tutti e tre adottati, seppure in periodi diversi. Tutti e tre con un destino che avrebbe potuto essere molto molto diverso.

Diverso come i centinaia, ma neanche voglio sapere il numero, di disgraziati loro fratelli il cui destino ha deciso diversamente. Chi già prima per la strada o in colonie in cerca di adozione, chi abbandonato per l’infondata paura che potesse trasmettere il virus, chi perché si è trovato il loro umano andarsene, colpito da sentenza di morte. Spesso improvvisa.

Non oso immaginare un gatto vissuto in famiglia ritrovarsi di colpo sulla strada. E’ come se mi vedessi colpito di punto in bianco da una malattia mortale e terribilmente invalidante ed umiliante, giocata in totale solitudine. Meglio una pallottola in testa o una polverina da bere per addormentarti per sempre.

A marzo ha nevicato e loro avevano a disposizione due lettoni con piumoni e riscaldamento. Ad aprile c’era il sole e loro si divertivano a starsene in terrazzo per ore intere a sonnecchiare sornioni. C’è stato il via vai delle sirene dei mezzi di soccorso, alcune risse fra tossici, saracinesche di esercizi commerciali abbassate con l’idea di non riaprirle più…

I miei bimbi erano lì, a giocare, a farmi compagnia, a farmi preoccupare se le pappe stavano per finire, o se avevo riempito la ciotola dell’acqua, ovviamente non quella del rubinetto, ma dalla bottiglia da cui bevo anch’io.

Ed ora che il tempo della quarantena sembra finito, dovrò chieder loro scusa se papà si attarderà a lavoro, se non potrà stare con loro ad ogni ora come prima. Sicuro però che, tornato a casa, saranno lì ad aspettare di giocare con papà, di dormire con lui sotto le coperte del lettone.

E mi sale un magone causato dal ripercuotersi dei numeri di quelle statistiche… Forse ne avrei potuti salvare di più. Quanti di più? Un altro fratellino bianco e nero? Oppure un ‘panterino’ tutto nero. Un’altra sorellina tricolore? Uno anziano tutto tigrato? Un altro compagno di giochi per loro e di vita per me. A cui potevo, forse dovevo, cambiare il destino.

E qui si concludono le parole di Gianluca, che ringrazio e a cui spero vogliate rispondere con commenti all’articolo per raccontare anche voi come avete vissuto la vita in casa con i vostri gatti, volenti o nolenti.

Ed ora i risultati di un sondaggio proposto da Feliway proprio sulla relazione tra umani e gatti nel periodi di lockdown: “Gatti durante il lockdown: una relazione migliore per quasi il 50% dei proprietari”

Con la fine del lockdown e la graduale ripartenza, si chiude un periodo in cui proprietari e pet di casa si sono ritrovati forzosamente insieme per tanto tempo… ma come hanno vissuto questo periodo i felini di casa? Cosa ne resta in termini di relazione tra gatti e famiglia umana?

Se lo è chiesto Feliway, il brand per la serenità dei gatti, che ha realizzato sul questo tema un sondaggio presso la sua community digitale in 6 paesi del mondo, tra cui l’Italia1, scoprendo tanta resilienza “felina” e che non tutto il male viene per nuocere.

Durante il periodo di permanenza a casa l’89% dei proprietari di felini in Italia (82% a livello internazionale) ha trascorso più tempo del solito con il proprio gatto: “Un tempo insieme ideale per rafforzare la relazione ma durante il quale diversi proprietari hanno notato comportamenti alterati e manifestazioni di disagio” nota Francesca Frigerio, responsabile marketing di Feliway in Italia.

In questa fase, diversi proprietari (33%) hanno osservato dei cambiamenti nel comportamento del gatto, con una maggiore ricerca di attenzioni e coccole (52%), mostrando più affetto (41%) e con più pianti e miagolii (28%).

Le cause? Il 75% attribuisce l’alterazione del comportamento ad una diversa routine della famiglia, il 51% a nuove
abitudini nella relazione con il gatto e il 35% pensa che un fattore di stress sia avere sempre tutta la famiglia in casa per tutto il tempo.

“Nella prospettiva del gatto, se da un lato c’è la felicità per avere più tempo a disposizione in compagnia del proprio umano di riferimento, dall’altro c’è stato il rischio di perdere i propri spazi e i propri tempi per il riposo e l’autonomia” dice Frigerio.

“Tra i proprietari che hanno notato il disagio quasi un terzo ha fatto ricorso a Feliway, i feromoni felini in tutto simili a quelli naturalmente rilasciati in natura dai gatti per sentirsi tranquilli, e la grande maggioranza (71%) ha notato i benefici sul benessere del gatto” aggiunge Frigerio.

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“E il 42% ci dice che intende continuare a usarlo anche nella fase 2 e oltre, per dare al proprio gatto un messaggio di
rassicurazione anche a fronte dei cambiamenti ancora in corso e che verranno”.

C’è anche chi ha messo in campo anche altre attività e altri modi per dare sollievo al gatto in stato disagio: nell’81% dei casi chi lo ha fatto, ha puntato su attività di gioco insieme, il 44% gli ha proposto nuovi giocattoli, il 27% ha creato nuovi posti dove si può nascondere e il 23% gli ha dato maggiore accesso a spazi esterni.

Quello che resterà di questo periodo di difficoltà vissuto insieme sembra essere una relazione più forte e soddisfacente: “Dal nostro sondaggio emerge che quasi il 50% dei proprietari (il 47% in Italia, il 43% globalmente) ritiene che la relazione con il proprio felino sia migliorata.

Non tutto il male viene per nuocere, insomma. Complice il tanto tempo passato insieme, ora gatto e umano si conoscono meglio e comunicano meglio, rendendo la vita insieme più felice” commenta Frigerio.

Resta però il pensiero, per il 35% dei proprietari, che anche il ritorno ad una nuova “normalità” potrebbe trasformarsi in una ulteriore causa di cambiamenti e dunque di stress.

Ecco dunque cari micigiatti l’importanza di valorizzare sempre il rapporto con i vostri gatti anche ora che lentamente ricomincia la vostra vita fuori casa: ora i mici subiranno un nuovo stress, si vedranno magari di nuovo solo in casa per molte ore. Almeno nel tempo in cui siamo in casa, ricordiamoci di dedicare loro le giuste attenzioni.

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