Calicivirus felino: terapia, sintomi e contagio

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Calicivirus felino terapia sintomi e contagio

In questo articolo parliamo di un’altra malattia infettiva che colpisce il gatto: parliamo del calicivirus del gatto, un virus che porta una delle malattie infettive più diffuse per il nostro amico a quattro zampe.

Insieme alla rinotracheite infettiva e alla panleucopenia, il calicivirus felino è il virus che fa parte del vaccino trivalente del gatto, che contiene le malattie non più pericolose, ma sicuramente più contagiose, ricordando sempre che le malattie infettive dei gatti sono particolarmente diffuse nell’ambiente e un po’ in tutta Italia.

In questo articolo scopriremo che cos’è il calicivirus, come si trasmette, quali sono i sintomi e come è possibile curare i sintomi causati dalla sua azione.

Calicivirus felino: cos’è e come si trasmette

Il calicivirus è uno dei virus più infettivi con cui un gatto possa entrare in contatto, ed è quasi impossibile (sottolineo il quasi, ma solo in rarissimi casi si guarisce definitivamente) che se ne vada dal corpo del gatto. Questo significa che se un gatto viene infettato dal virus rimarrà portatore per tutta la vita, infettando nello stesso tempo altri gatti.

Il calicivirus felino si trasmette per contatto tra gatto e gatto, principalmente a causa dello scolo nasale e congiuntivale, ed essendo un virus particolarmente infettante è sufficiente che due gatti vengano a contatto tra loro per avere l’infezione.

Il vaccino, tra l’altro, è protettivo fino a un certo punto, perché il gatto può comunque infettarsi: questo è dovuto alla particolare biologia del virus. Leggi anche: Vaccini nel gatto

Il calicivirus è infatti molto instabile dal punto di vista genetico, il che significa che il suo RNA (è un virus a RNA, non ha il DNA) tende a cambiare molto man mano che si riproduce. 

Facciamo un esempio pratico per capire meglio questa mutazione.

  • Se l’RNA nel virus che entra nel gatto Asso ha un RNA composto dalla sequenza (di fantasia, naturalmente) AAAAAAAA;
  • Quando si trasmetterà al gatto Baffo il suo RNA potrebbe essere AAAABAAA.
  • Quando uscirà da Baffo entrerà nel gatto Ciccio potrebbe essere AACABAAA;
  • Quando uscirà da Ciccio ed entrerà in Dodo essere AACABADA. 

Da questo semplice esempio si può capire come questo virus sia così variabile e mutevole che il virus che il gatto prende da un altro gatto è completamente diverso da quello vaccinale. Naturalmente, la vaccinazione è importante perché nel vaccino si cerca di proteggere dai ceppi che sappiamo causare i sintomi peggiori.

Questa mutevolezza, però, è un problema sia per i veterinari che per i proprietari, perché rende difficile sia proteggere definitivamente dal virus, sia diagnosticarlo.

Il virus è molto resistente nell’ambiente, perché in grado di resistere almeno un mese, e questa è una delle caratteristiche che rendono più frequente la possibilità di trasmissione.

Nonostante questa mutevolezza, però, è da notare che il calicivirus, come praticamente tutti gli altri virus, si trasmette unicamente da gatto a gatto, quindi la trasmissione gatto-uomo o la trasmissione gatto-cane non sono possibili.

Calicivirus nel gatto: sintomi

I sintomi del calicivirus sono principalmente a carico della bocca e dell’apparato respiratorio, anche se in certi casi può riprodursi in apparati corporei diversi, come la pelle. Comprendono:

  • Le ulcere alla bocca, che sono i sintomi principali che rendono il calicivirus particolarmente riconoscibile, soprattutto rispetto all’Herpesvirus del gatto. Queste ulcere, tra l’altro, rendono molto difficile per il gatto mangiare, e sappiamo che per un gatto il digiuno prolungato è dannoso. Tuttavia, il gatto sta così male che è il proprietario per primo a portarlo in clinica veterinaria.
  • Ci sono problemi nasali e agli occhi, con starnuti, scolo nasale e scolo congiuntivale.
  • Il gatto ha la febbre, è debilitato, è disidratato e ci sono tutti i sintomi non specifici tipici delle malattie infettive.

Dal momento del contagio, il gatto inizia a mostrare i sintomi dopo una settimana circa, terminato il tempo di incubazione del virus. Da notare che i sintomi sono molto simili a quelli dell’Herpesvirus felino, che causa la Rinotracheite infettiva.

Diagnosi del Calicivirus felino

Di solito il proprietario si rivolge al veterinario perché i sintomi di cui abbiamo appena parlato sono molto debilitanti per il gatto. Non esiste, ad oggi, una terapia definitiva per il calicivirus, motivo per cui quello che il veterinario farà è supportare le funzioni vitali, come l’alimentazione, oltre ad evitare le infezioni secondarie dovute ai batteri opportunisti.

Prima di questo, però, bisogna capire se effettivamente si tratta di calicivirus o meno: per farlo prima di tutto ci si basa sui sintomi, che di solito consentono di distinguerlo dalle altre malattie, mentre per essere più sicuri si può inviare al laboratorio un tampone orale preso dalla bocca del gatto. Purtroppo, però, c’è la possibilità di falsi negativi, quindi la diagnosi non è mai completamente certa.

L’esame sul siero (prelevando il sangue e cercando gli anticorpi, tipo test di gravidanza umani ma fatti sul sangue e non sull’urina) non serve a molto, perché se il gatto è stato vaccinato troviamo gli anticorpi che potrebbero esser stati indotti dal vaccino, e questo non ci dice praticamente nulla.

Tuttavia, se i sintomi sono compatibili si assume che l’infezione sia causata dal Calicivirus, per due motivi: il primo è di prevenzione, cioè si cerca di isolare il gatto da altri che potrebbero esserne contagiati (se poi non era Calici meglio, ma nel dubbio…); il secondo è che non esiste una terapia specifica, come vedremo tra poco, per cui l’obiettivo è sempre quello di supportare al meglio il gatto nel superamento della malattia.

Calicivirus felino: terapia

Per quanto riguarda la terapia, il Calicivirus del gatto è trattato in base ai sintomi che mostra, perché come abbiamo detto prima non c’è un farmaco “magico” in grado di eliminarlo.

Il veterinario, per la cura del Calicivirus felino, procederà quindi con degli antinfiammatori, antidolorifici per togliere il dolore (soprattutto alla bocca, a causa delle ulcere), e poi cercando di abbassare la febbre, nel caso anche con una terapia reidratante per il gatto, che solitamente non mangia e non beve. Anche gli antibiotici possono essere forniti per evitare le infezioni da batteri che potrebbero “approfittare” del momento di debolezza, perché dare un antibiotico per il calicivirus non ha senso, essendo un virus.

Per quanto riguarda l’alimentazione, è consigliata un’alimentazione liquida, fatta con alimenti già pronti (che si trovano di solito in farmacia) oppure fatti in casa, che si mettono in una siringa e si forniscono in questo modo; questo evita che cibo solido, come la carne o i croccantini, sfreghi sulle ulcere della bocca causando ancora più dolore al gatto che, di conseguenza, tenderà a non mangiare. L’alimentazione non è fatta a caso, ma deve essere in grado di supportare il gatto in un momento molto debilitante come questo.

Da notare che i sintomi possono essere molto variabili, e con essi la terapia: variano in base alla cattiveria del virus, se possiamo chiamarla così, e variano in base alle difese immunitarie del gatto, che possono essere più o meno protettive verso il calicivirus: i gatti anziani, specie se soffrono di Insufficienza Renale, sono per esempio particolarmente sottoposti ad avere sintomi più gravi rispetto agli altri gatti.

Particolare attenzione bisogna fare per i gatti che vivono in casa: di solito questi gatti non sono contagiati dal Calicivirus, ma se vengono in contatto con altri gatti le cose possono cambiare, perché l’infezione da calicivirus nel gatto sarà molto probabile in questo caso. Oltretutto solitamente il sistema immunitario del gatto che vive in casa è più debole rispetto a quello del gatto che vive fuori, per cui è più facile che, in questo caso, i sintomi siano più gravi.

Motivo per cui un gatto che vive in casa dovrebbe evitare di entrare in contatto con altri gatti, specie con quelli che vivono all’aperto, perché in questo caso il contagio da parte di questa, e delle altre malattie infettive, tende ad essere più grave rispetto al contagio tra gatti che vivono fuori.

Video su Calicivirus

In questo video la dott.ssa Beatrice Martinelli ci racconta tutto sul calicivirus, spiegandoci come avviene il contagio, quali sono i sintomi e che cosa si può fare quando il nostro gatto è affetto da calicivirosi.

Calicivirus felino: che cos'è?? 💀💀💀

E tu hai mai avuto un gatto affetto dal Calicivirus? Vuoi raccontarci la tua esperienza? Oppure se hai domande sul calicivirus del gatto per il veterinario, scrivi pure nei commenti e saremo lieti di rispondere.

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10 commenti
  1. Antonio
    Antonio dice:

    È possibile che il calcivirus possa colpire anche a livello neurologico? Creando cecità, sordità e difficoltà motorie?

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  2. Mariateresa
    Mariateresa dice:

    Salve, grazie per il post.
    Ho una gatta che vive fuori e probabilmente è affetta da calicivirus, in quanto contagiata da un gatto randagio al quale do da mangiare. La mia gatta è stata testata per fiv e felv ed è risultata negativa. Dopo aver fatto terapia con stomorgyl, senza risultati apprezzabili, il veterinario ha prescritto l’immunosoppressore cliclosporina. Pensate che sia indicato per il trattamento di questo virus? Sono molto dubbiosa al riguardo, perciò se poteste chiarirmi le idee lo apprezzerei molto. Grazie mille.

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  3. Paola Ferrari
    Paola Ferrari dice:

    Ho una gattina di circa 6 mesi, trovata randagia dai 2. Vaccinata e fatto i richiami. Ora ha avuto muco dalle narici e occhi lacrimanti, a seguire starnuti frequenti. l’ho curata con herpless 2 volte al giorno e gocce di tobradol negli occhi 3 volte al giorno. Ora sta meglio, solo qualche starnuto. Non ha febbre, la bocca è perfetta. la Vet mi ha fatto diagnosi, senza analisi, di calici. Ma è una certezza mi chiedo??? grazie per il vostro parere

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      • Silvia
        Silvia dice:

        Sotto casa mia vive un gatto randagio a cui do da mangiare ma non si lascia avvicinare. Ha evidente dolore alla bocca quando mangia tanto che a volte prende un boccone di cibo e scappa via gridando. Vorrei poterlo curare ma e impossibile. Volevo chiedere se è possibile che si verifichi la remissione dei sintomi da Calicivirus in un animale non trattato. Grazie

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  4. Silvana
    Silvana dice:

    Salve a tutti …di recente ho adottato un gattino che ho portato in clinica veterinaria a vaccinare.
    Il gatto era sano e molto vispo ,il veterinario l’ha visitato prima di vaccinarlo constatando quanto suddetto…
    Ho chiesto allo stesso se poteva avere degli effetti collaterali successivi allo stesso e mi ha tranquillizzato dicendomi di nn preoccuparmi.bene 7 giorni circa dopo il vaccino ,il gatto inizia a stare male ,,aveva fatto preciso un polivalente contro diversi virus .ora sta spesso male con problemi di congiuntivite ,inappetenza …questo mi crea molta ansia e tristezza .vi consiglio di nn vaccinare con il polivalente il vostro gatto ,per nn incorrere in queste situazioni.

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  5. Monica
    Monica dice:

    Buongiorno a tutti, da circa un mesetto il mio micio, un persiano di 9 mesi e mezzo, presenta sulle labbra “un’infiammazione” che non so se si possa considerare un’ulcera labiale, l’ho portato dal veterinario il quale mi ha proposto di provare a cambiare l’alimentazione, pensa infatti si tratti di un’allergia alimentare. Dandy dal 26.03.2019 sta mangiando solo ed esclusivamente cibo secco Royal Canin Hipoallergenic, ma purtroppo non vedo grandi risultati. Per fortuna non gli manca l’appetito, è sempre stato un gran mangione. La sua allevatrice, appena ha visto le sue labbra ha invece pensato subito ad un VIRUS…. mi piacerebbe trasmettervi la foto della situazione attuale ma vedo che non è possibile

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  6. Giulia
    Giulia dice:

    Buongiorno

    Mi sto occupando di gattini di 20-30 giorni orfani di madre e trovati in strada. Subito dopo essere sopravvissuti alla parvo hanno manifestato la sintomatologia del calicivirus. Uno in particolare ha avuto problemi alla mucosa orale (parziale necrosi della lingua) e ha il naso completamente tappato (senza che coli però) da oltre cinque giorni. Continuo ad alimentarlo forzatamente (siringhe di latte specifico e un po’ di nutribuond) ma perde peso e vitalità…quanto tempo ancora dobbiamo resistere prima che comincino a liberarsi almeno le vie respiratorie?

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  7. Alessia M
    Alessia M dice:

    Buonasera avrei urgentemente bisogno di un’informazione perché, riguardo la mia situazione, ho trovato il parere di più veterinari discordanti e la dottoressa Martinelli mi sembra molto preparata ed esaustiva! Ho adottato il mese scorso due gatte (una di 1 anno ed una di 7 mesi) da un rifugio, vengono portate in clinica, testate fiv-felv negative e vaccinate. Purtroppo risultano positive alla giardia e così iniziano una cura con il Panacur. Le porto a casa e le metto a contatto gradualmente con la mia gatta di 3 anni, vaccinata regolarmente con la quale passano, incontrandosi di tanto in tanto, 3 giorni. I medici della clinica, però, non diagnosticano un’infezione che potenzialmente è causata da calicivirus e/o herpes e dopo 3 giorni porto di corsa una delle due nuove arrivate -con dei sintomi evidenti- a far visitare ad un altro ambulatorio, ed i medici mi dicono di isolarle in quanto sicuramente contagiose. Ora una delle due nuove arrivate sta terminando la terapia (Ronaxan a cui abbiamo aggiunto successivamente aerosol, pomata antibiotica per gli occhi ed ImmunoV phyto30) ma gli starnuti non sono ancora spariti mentre l’altra non ha mai avuto sintomi così evidenti (solo ulcere alla bocca) ma è ancora nel pieno della cura antibiotica. Ora io ho paura per la mia gatta che è sempre stata in salute e non voglio che si ammali. Non capisco se le nuove gatte che hanno l’infezione possano passarla alla mia anche una volta guarite perché il virus resta latente, se lei rischia o se rischierà in futuro una volta diventata anziana dato che loro sono comunque più giovani e per non farla rischiare le dovrò per questo separare in futuro. Sono in dubbio se rinunciare all’adozione e riportarle al rifugio, cosa che mi sembra orribile, ma se non avró la garanzia che non sto facendo potenzialmente del male alla mia “solo” per darle una compagnia felina non riusciró mai a viverla bene perché per me è come una figlia…grazie per il vostro aiuto, a presto! Alessia

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