Tiger experience, tra Padova e Venezia con i grandi felini

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Esiste un luogo tra Padova e Venezia (con mia grande fortuna ad un’ora da casa mia) in cui si possono ammirare grandi felini come tigri, leoni, puma e leopardi in una cornice del tutto particolare, che non è quella di uno zoo o simile, ed è il Tiger Experience.

Si tratta infatti di un bio parco, costruito da anni da Gianni Mattiolo, in cui vengono custoditi, curati, intrattenuti questi animali che provengono da disparate provenienze.

Ero molto indecisa se trattare questo argomento sul mio sito e con un video che ho realizzato sul canale YouTube di MicioGatto,  perché già pubblicando su Facebook la foto con un leone in gabbia è uscita la discussione: gabbia si, gabbiano no. Io nelle polemiche da social network sinceramente non ci voglio nemmeno entrare: io penso che prima di puntare il dito e partire in quarta con i giudizi bisogna conoscere bene le situazioni, senza partire da idee preconcette.

Il Tiger experience ha vissuto diverse volte nell’occhio del ciclone, in particolare per un servizio TV realizzato da Striscia la Notizia, in cui Stoppa urlava allo scandalo.

Io sono andata al Tiger experience dopo aver letto il libro che Gianni ha scritto assieme a Matteo Rampin, “Con occhi di tigre”, che mi ha colpito davvero  molto, l’ho conosciuto di persona, ho parlato con lui, ho parlato anche con il
suo socio e mi hanno colpito davvero, sempre in positivo.

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Ho visto il suo rapporto con i grandi felini del parco e sinceramente penso che una tigre non possa mentire come noi umani, giusto?

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Al Tiger experience ho visto animali felici che giocano, interagiscono, sono in salute, sono forse  più attivi loro rispetto ai miei gatti che vivono in casa con me, che magari passano mezze giornate in cui non li guardo perché ho altro da fare.

Io parto sempre dal presupposto di essere un osservatore e quindi mi metto in un angolo e cerco di capire e di imparare il più possibile da quello che osservo e vi assicuro che dopo aver conosciuto Gianni e i suoi grandi felini guardo perfino ai miei gatti con occhi diversi!

Non deve essere facile gestire una struttura del genere, perché ci si scontra con la burocrazia che non è preparata e spesso è un vero e proprio ostacolo, con i media che spesso manipolano i messaggi e fanno vedere un po’ quello che vogliono alle persone, per suscitare delle reazioni, e sanno bene come farlo, e ci si scontra con una marea di persone che solo vedendo una gabbia già si infervorano.

Al Tiger experience trovano casa animali che provengono da situazioni complicate, sequestri e situazioni particolari, eccetera, non sono animali selvatici che sono stati presi e messi lì e io non voglio nemmeno entrare nell’argomento “circo si, circo no, zoo si, zoo no”, si aprirebbe una parentesi veramente ampia, magari farò un video in seguito per approfondire questo tipo di argomenti.

Io, come ripeto, mi pongo come osservatore, sono pronta a imparare e vi trasmetto in questa intervista a Gianni Mattiolo quella che a mio avviso è una conoscenza veramente interessante: quella dei grandi felini.

Elisa: “Oggi sono molto emozionata perché sono qui al Tiger experience assieme a Gianni
Mattiolo, che ha scritto anche il bellissimo libro “Con occhi di tigre” , che vi consiglio, ed è stata l’occasione per venire ad intervistarlo.  Come è nato il Tiger experience? 

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Gianni: “Tiger Experience è nato per una semplice coincidenza fortuita o non fortuita: io stavo lavorando in un parco, non con gli animali, però era un parco di animali, era lo zoo safari di Fasano e questi signori del
parco si accorgono che io ho una grande passione, un giorno mi bussano alla porta e mi portano un puma, di due ore di vita e mi dicono “Ascolta la mamma è primipara”, aveva praticamente ucciso gli altri due cuccioli perché non sapeva come doveva fare, che è tipico fra l’altro dei grandi felini, soprattutto primipari, e michiedono se riesco a farlo sopravvivere.

Erano anni abbastanza particolari, era il ’95 quando ancora Internet non c’era non c’era Zooplus, non c’erano tutte le
possibilità che ci sono adesso di trovare del latte per i piccoli, per cui sono andato alla farmacia del paese ho trovato l’unico tipo di latte che era a disposizione in questa farmacia, oltretutto eravamo nel profondo Sud, per cui non c’erano grandi possibilità.

Abbiamo iniziato a nutrirlo, sono riuscito a portare avanti questo ragazzo che si chiamava Indi, un puma, l’ho svezzato, eccetera. Questi dello zoo ci hanno preso gusto e mi hanno cominciato a portare un  leopardo, una tigre, un leone…

Io quando potevo una volta  svezzati li rimettevo tutti quanti nei loro reparti, c’è da dire però che sono arrivato a fine contratto con un  leopardo, un puma e una tigre, che non  mangiavano se non c’ero io, e questa non è una cosa buona… e allora che fai? Due sono le cose: o li lasci e rischi, o se non li lasci decidi di prenderli con te.

Prendeteli con te significa però non  poterti permettere di vivere in un villino, io non avevo un villino, aveva una  quadrifamiliare al centro di un paese e  giustificare la presenza di una tigre e di un puma e di un leopardo al centro di un paese… non sono i soliti animali domestici …. non era possibile!
Oggi giorno magari con la scusa dell’antifurto si può, ma  a quel tempo la scusa di antifurto non c’era.

Morale della favola ho dovuto cercare questo posto e da quando siamo  entrati in questo posto
abbiamo cominciato a mettere  le basi per la nascita del Tiger experience.”

Elisa: “Una cosa mi ha colpito molto in questo libro: il fatto che tu sei riuscito a stabilire un contatto molto  profondo con gli animali di cui ti occupi e quindi ti volevo chiedere: che  caratteristiche deve avere il contatto tra uomo e grande felino?

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Gianni: “Allora premesso che io penso che gli animali con i quali  abbiamo a che fare noi, io li vedo come i  miei maestri, nel senso che sono loro che mi hanno insegnato, tecnicamente  parlando è come entrare in punta di
piedi in un mondo tutto loro, nel quale noi comunque all’inizio siamo vissuti o possiamo essere vissuti come  degli intrusi, e siccome  con questo tipo di animali non è che ci si può  permettere di sbagliare tanto, cosa fa l’intruso?

Prende, si mette da parte e  dice ok, la prima cosa da fare è cercare di  capire come parlano, cercare di capire
come pensano e adattarmi io a loro e non  pretendere, come purtroppo la maggioranza dei casi, sia nel campo dei cani, che nel campo dei gatti, che nel campo degli altri animali, pretende di farli  cambiare.

Siamo noi che dobbiamo capire loro o perlomeno entrare nel loro  mondo e non loro che devono entrare nel nostro e quindi automaticamente siamo  noi che dobbiamo capire il loro linguaggio e non loro che devono capirlo,  da qui infatti  scaturisce quel motto che io poi ho  scritto sul cancello di entrata del Tiger: “non siamo i proprietari, non siamo i
padroni degli animali, ma siamo solamente  i keepers” ovvero coloro che si prendono cura e hanno la fortuna di prendere cura  di creature che appunto non  appartengono al nostro modo di vivere, ma  hanno una loro esistenza è un loro perché.

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Elisa: “C’è  sempre questa presunzione dell’essere umano di essere proprietario di qualche  animale, in realtà come scrivi anche tu nel tuo  libro l’umiltà e la prima cosa da imparare,  quando ci si approccia a loro immagino… essendo anche grandi felini che hanno  anche la possibilità volendo di anche ucciderti l’umiltà è  la prima cosa da imparare!”

Gianni: “Più che umiltà io lo chiamerei realismo, cioè bisogna capire che abbiamo a che fare con delle creature che vivono,  ma questo anche per un cane anche per un gatto,  in un mondo loro e  che provando loro delle delle sensazioni, hanno i loro giorni no, esattamente come li abbiamo noi, hanno bisogno e hanno il diritto di essere rispettati, quindi questa parola “padrone” è da riservare a un oggetto, non ha un essere pensante.”

Elisa: “Hai ragione. C’è uno dei tuoi felini a cui sei particolarmente legato e come mai?”

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Gianni: “Allora tecnicamente parlando i miei felini sono tutti figli miei, quindi automaticamente non sono legato a nessuno, poi c’e n’è qualcuno che per me ha rappresentato il mio mondo e che mi fa ancora scappare una lacrima, allora c’è il mio primo puma, Indie, poi c’è la mia Flacca che è stata la mia prima tigre, che sono animali che mi hanno insegnato tutto, ai quali devo dire grazie eternamente.

Lavorando con gli animali, io lo dico sempre, non è come se fossi una persona che ha un animale in casa, quando lo perde, per me è ancora peggio, perché quando si lavora con un animale e gli devi dire addio, lo devi ringraziare non solo per quello che ti ha dato a livello umano e sentimentale, ma anche perché ti ha permesso comunque di lavorare e quindi c’è una maggiore gratitudine, e questo forse un altro dei motivi per cui ho fondato anche il Tiger, perché lavorando con gli animali la prima domanda che ti fai è “Ok, va bene d’accordo, adesso lavoriamo eccetera eccetera, ma quando diventa vecchio? “Ecco quando diventano vecchi nel Tiger experience gli animali hanno tutto quello che possono desiderare per fare una una vecchiaia serena e tranquilla.”

Elisa: “Qui al Tiger Experience ci sono anche dei volontari che vengono a lavorare, che tipo di attitudine e di comportamento devono tenere nei confronti dei grandi felini?”

Gianni: “Questo tipo di lavoro, ahimè, si presta purtroppo molto facilmente a quella che è la mitomania, nel senso che purtroppo il grande felino è sempre stato ingabbiato in un uno stereotipo fatto di persone coraggiose, che sfidano la morte, o cose del genere, tutto il contrario!

Innanzitutto io pretendo e dico pretendo, che le persone abbiano paura, perché questi sono animali che non ti permettono errore o perlomeno lasciano un margine di errore molto minimo e questo significa che quando tu avvicini un animale, non intendo toccando, o comunque ti vuoi avvicinare alla conoscenza di un animale, devi sapere che sono animali estremamente pericolosi: questo è il perché tecnicamente non permettiamo ai nostri volontari di avvicinare gli animali, a meno che non si parli di cose particolari e qui lo dico subito, così sfondiamo anche qualsiasi tipo di equivoco che si possa venire a creare: una delle cose importanti che facciamo è che sensibilizziamo gli animali, che vuol dire?

Vuol dire che da noi gli animali se dovessero per caso ricevere la visita del veterinario che ha bisogno di operare un prelievo, o fare un’iniezione, eccetera, glia animali non vengono costretti in gabbie chiuse, ma da noi, entro certi
limiti, l’animale arriva lì, ti  da la coda o ti da la zampa posteriore, per trovare la femorale, e quindi hanno
bisogno comunque avere un minimo di contatto con persone anche differenti e con visi differenti perché ahimè purtroppo il veterinario non è sempre li stesso”

Elisa: “Meglio di un gatto, insomma perché tanti gatti non si lasciano neanche toccare dal veterinario!”

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Gianni:” Ma certo, ma questo perché? per esempio fatto che, purtroppo mi dispiace dirlo, ma
non dico sia una cattiveria, la gente, pur amando gli animali non si è mai e poi mai preoccupata di pensare a un minimo addestramento dell’animale e quando il dico addestramento non intendo nessuna pratica di costrizione o nessuna pratica dolorosa, ma anzi l’addestramento è qualcosa di estremamente sollecitante, di estremamente divertente per l’animale!

Però questi tipi di addestramenti sono strumenti che poi risultano utili.
Solo mettere un gatto in un trasportino se non fai le cose fatte bene è un elemento estremamente frustrante per l’animale, è una tragedia per il proprietario e uno stress per l’animale.

Poi c’è questa leggenda che il felino non si possa addestrare… sono stupidaggini, qualsiasi animale si può addestrare, io ho visto addestrare anche dei pesci rossi, non è questo il problema. E’ chiaro che ogni animale risponde all’addestramento in base alla grandezza del suo cervello, in base alla capacità di connessioni
sinaptiche che può operare il cervello.

Però quello che è importante per quello che riguarda i nostri volontari è: massimo rispetto l’animale, può essere pericoloso, per cui devi avere assolutamente paura.
Ricordiamoci che non sono dei “trudy”, io capisco che viene voglia di accarezzarli, ma quello che io posso fare con un animale, non lo può fare un altro!
L’altro il mio socio dice sempre: tra marito e moglie, quello che può fare il marito alla moglie non lo può fare un’altra persona e questo che cosa vuol dire? vuol dire che quello che io posso fare a un leopardo mio non lo può fare un’altra persona che arriva, quindi è inutile anche andare a metterci in pericolo, va costruita una relazione.

Elisa: “E in che modo i rapporti che hai avuto con i grandi felini ti hanno aiutato a crescere come persona e a capire delle cose?”

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Gianni: “Qui entriamo nella vera ottica che noi cerchiamo di trasmettere alle persone, e purtroppo è un ottica un po’ più cruda rispetto a quello che uno può pensare, ma cruda per quale motivo? Perché quello che noi abbiamo
cercato di fare e che loro mi hanno fatto capire è che per quanto io li chiamo i miei figli, per quanto io dica “vieni da papà, vieni da me” o cose del genere, è che loro qua vengono trattati per quello che sono, non per dei surrogati di figli, e quello che ne viene fuori è che loro sanno benissimo di essere rispettati e sanno benissimo che io dal mio leopardo e dalla mia tigre mi aspetto solo una cosa: che si comporti da tigre.

Allora che cosa viene fuori? viene fuori che quella che è la nostra relazione con loro innanzitutto è una relazione basata su un estremo realismo, quindi io ti posso far vedere che entro da una tigre mentre ha i cuccioli, ma nello stesso tempo la stessa tigre che mi accetta quando ha i cuccioli, quando mangia deve essere lasciata stare, perché è un carnivoro ed è una tigre, ed è nella sua natura diventare aggressiva mentre mangia.

Questo ti porta ad analizzare le persone, analizzare gli eventi,  ad essere realista e a sapere dove fermarti.
Ne viene fuori che tutto questo al di là degli animali fa sì che cerco sempre di rispettare quella che è la bolla, chiamiamola così, parola che viene utilizzata da molti, la bolla del carattere, la bolla della personalità di una persona e non cercherò mai di romperla o comunque di entrare all’interno di questa bolla, perché creerà dello stress, e
lo stress è sempre negativo.”

Elisa: “Tu sai ogni giorno con loro giusto?”

Gianni: “Certamente, il “trucco” è che passi con loro dalla mattina alla sera! Certe volte ci scherziamo io e Giacomo, il mio socio, ma noi passiamo anche settimane senza uscire dal parco, usciamo per fare la spesa e basta!

Un atteggiamento come il nostro con questi animali non puoi averlo se l’animale ti associasse a qualche cosa di negativo, ecco perché io non voglio mai stressare i miei animali. Loro vengono a fare la strusciatina,  ma questo non implica che quando un leone sente che c’è una femmina in calore non capiscono più niente! La parte ormonale prende il sopravvento, succede anche agli elefanti, ma non è che è perché è selvatico, è perché è così!

Allora loro ti insegnano, siccome hai a che fare con degli animali che sono talmente grandi e talmente potenti, che la maniera migliore per poter lavorare con loro, per poter comunque avere a che fare, è accettare la realtà, non pretendere di cambiarla. Se la cambi crei un animale stressato, se non la cambi hai un animale che quando vedi che non è nel mood giusto  lo lasci stare, lo lasci tranquillo, allora animale si abitua e non sei fonte di
stress per lui.”

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Elisa: “In che cosa i nostri gatti sono simili ai grandi felini secondo te?”

Gianni: “Allora premesso che i grandi felini nella maggioranza dei casi non sono dei Felis , ma sono solo dei Phantera e quindi hanno un pochettino delle differenze.
L’animale più simile al gatto è il puma, che come dicevo prima il famoso Indy è cresciuto 14 anni con me, dormendo sul letto con me, era un gatto enorme, ed era, permettimi questa cosa, bastardo come tutti i gatti!

E’ qui che ci ricolleghiamo poi ad una delle domande precedenti che mi hai fatto: è proprio questo che mi ha insegnato: ad accettarlo così come è! Non puoi pretendere dal puma che si comporti come la tigre, la tigre è la tigre, il puma è il puma! Il puma è un gatto, è un animale dispettoso, il puma è animale che se se gli fai qualche cosa che non gli va te la fa pagare!

In che cosa sono simili? In tantissime cose! Innanzitutto sono estremamente
affettuosi, i phantera poi non ne parliamo, cioè le tigri e leoni, leopardi sono estremamente affettuosi, te lo dimostrano. Per esempio una delle cose principali che fanno come i gatti è che quando vengono da te ti danno la famosa
“testata”, la prima cosa che fa la tigre quando arriva non è che viene a farsi accarezzare, viene e ti da la testata.

Poi l’utilizzo della coda è uguale, cioè io c’ho il mio “vecchione”, un leopardo vecchio, insomma che ancora sta bene ma è vecchio, perché comunque ha i suoi 16 anni, che quando cammina mi avvolge la coda attorno alle gambe, l’abbraccio con la coda è tipico dei leopardi e lo fanno assolutamente!

Poi e soprattutto anche con il posteriore, cioè che proprio ti vengono a toccare dietro, ma poi di cose ce ne sono veramente tante, il puma addirittura fa le fusa, quindi facendo le
fusa immagina un animale di 60 kg, 50 kg che inizia a fare le fusa, un concerto!”

Elisa: “E invece leoni e tigri non fanno le fusa?”

Gianni: “Non possono fare le fusa perché proprio dal punto vista fisiologico pur avendo l’osso ioide, ce l’hanno di natura cartilaginea nel caso delle leone e tigri e quindi il rumore non passa.

Una cosa importante è il predatorio: noi siamo abituati a giocare col gatto, muoviamo una cordina e così via. Noi in quel momento anche se stiamo giocando e vediamo che il gatto si diverte, per carità tutto bello, ma stiamo insegnando al gatto tirare fuori le unghie, il predatorio è estremamente comune nel campo dei grandi felini, tanto è vero che i più grossi incidenti sono avvenuti grazie a un predatorio, cioè una tigre calma e tranquilla rilassata, bravissima quello che vuoi, può diventare veramente pericolosa, perché se per caso si trova tra le zampe la tua gamba e tu cerchi di togliere la gamba, urlando magari, quindi fornendo una serie di stimoli che possono piacere alla tigre, da lì scatta il predatorio e cioè lei pensa “lo prendo e me lo tengo” e dopo si inizia a instaurare un ciclo, come un cane che si morde la coda, perché tu più tiri più quella tiene e poi alla fine…

Anche questo è tipico dei felini però è un qualche cosa  che non bisogna assolutamente
rinforzare, per cui quando a un certo punto anche il gatto, a maggior ragione un felino, prende un qualche cosa, mai strapparglierlo dalle zampe mai!

Piuttosto premere tutti gli artigli contro la zampa e lasciare che rientrino, dire saggiamente “NO”, poi glielo lasci anche però spingi dentro le unghie. Questo è estremamente importante perché intanto poi sicuramente hai degli ottimi risultati, perché se ce li ho io con le tigri, immagina con dei gatti, ancora meglio, oltretutto la cosa importante è che l’animale poi nel momento in cui non si sente qualcosa di strappato è meno stressato, quindi si rapporta con te e sa bene che anche se fa qualche o se prende qualche cosa, non glielo vai a strappare via e allora le cose cambiano.

Elisa: “E mi raccontavi anche di come addestrare il gatto di entrare nel trasportino senza colpo ferire!”

Gianni: “Si, ci sono un sacco di comportamenti che diamo per scontati, invece per esempio una delle cose importanti, cioè  il trasportino che ha una funzione estremamente importante! E’ un punto di riferimento per il gatto!

Tanti gatti si perdono per quale motivo? perché io sono qua oggi, domani mi trasferisco nella casa in montagna (per esempio), prendo il trasportino, metto il gatto nel trasportino, vada nella casa in montagna e poi il gatto nella casa in montagna non si trova, lo perdiamo.

Perché succede questo? Per un motivo semplicissimo: perché il trasportino non rappresenta un punto di riferimento per il gatto. Nel momento in cui noi invece utilizziamo quel trasportino anche in casa con noi come punto di riferimento, per cui magari nel trasportino mettiamo sempre da mangiare, noi abbiamo creato un mini appartamento, che spostiamo in qualsiasi momento e il gatto non si perderà mai, perché sa che ha il suo miniappartamento e quindi quando poi deve tornare, ritorna lì!

Sono stupidaggini ma sono cose che io consiglio, ma perché vedete anche in questo caso io non vi sto parlando con il pensiero di un essere umano, ma come pensa un gatto, perché nel momento in cui il gatto ha la sua tana, il trasportino  che è un miniappartamento, se poi perdete il gatto e mettete trasportino fuori, state tranquilli che prima o poi il gatto  ce lo trovate dentro, perché appena lo vede lui ci va, perché quello è la sua sicurezza.”

Elisa: “Ti è mai capitato una incomprensione con qualche animale per cui è successo qualche incidente, qualche zampata da una tigre?”

Gianni: “Guarda in 23 anni di lavoro io non ho mai avuto nessuna zampata da un animale data con cattiveria. Mi riempio di graffi e ho rischiato anche cicatrici grosse con i cuccioli perché quando sono cuccioli ti massacrano. Errori ne ho fatti, però devo dire che loro sono sempre stati bravi, me le hanno sempre lasciate passare. Certo li fai una volta però, non devi farli due!

Anche qui vedi è cambiato molto il campo del dell’addestramento, perché tanti anni fa e sto parlando di ormai 50 anni
fa a 60-70 anni fa, i domatori, che venivano chiamati i domatori, non addestratori, si riunivano e mostravano l’un l’altro il numero di cicatrici e quello che c’è l’aveva era il più forte… Oggi una cicatrice, e lo dico anche per chi ha un animale in casa, o un morso, non è un sintomo di coraggio, ma è un sintomo di sconfitta, non è un vanto, assolutamente.

Elisa: “L’ultima domanda: quanto mangiano questi grandi felini?”

Gianni: “In inverno mangiano una cosa come 9-10 kg di carne a testa, però ci sono animali che ne mangiano anche 14 e animali che magari ne mangiano anche 8, tieni conto che più o meno tendenzialmente abbiamo un 1250 kg di carne a settimana che vanno via.

Elisa: “Sarà contento il macellaio!”

Gianni: “Infatti mi manda dei bellissimi auguri di Natale!”

Elisa: “Bene io Gianni ti ringrazio per questa intervista, vi invito ad acquistare il libro che serve anche un po’ per sostenere il parco!”

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Gianni: “Si il libro è stato fatto non solo per sostenere il parco, ma è stato fatto anche per cercare di far capire che oggi giorno devo dire che la gente con gli animali ha un modo strano di ragionare: amare un animale non significa conoscerlo, amare un animale non significa che l’animale sta bene, amare un animale significa solo amarlo e però bisogna anche darsi da fare per conoscere gli animali nella sua etologia, cioè quello che è il suo comportamento e quelle che sono le reali necessità.

C’è una speculazione sugli animali oggigiorno attorno che è spaventosa e quando dico speculazione non parlo di gente che lavora con gli animali che candidamente lo ammette, ma parlo di gente che magari non lavorando con gli animali però cerca di portare a casa fondi e
contro fondi…

Allora io nel mio piccolo sto cercando di educare le persone a capire che Walt Disney è bellissimo, è stato un grande, ma con gli animali non ha molto a che fare, ogni volta che noi ci aspettiamo un comportamento umano da un essere animale stiamo solamente facendo del male all’animale stesso,  perché lo sovraccarichiamo di responsabilità che non può avere. Il libro è nato per questo.

Elisa: “E’ possibile anche visitare il parco nella bella stagione, vi invito a guardare il sito che è www.tiger -experience.com oppure sulla pagina facebook “Tiger experience”. Grazie mille ancora Gianni Mattiolo per questa intervista!”

Video Tiger Experience

L’intervista video a Gianni Mattiolo del Tiger Experience è visibile qui sotto e nel canale YouTube di MicioGatto:

🐯 TIGER EXPERIENCE 🐯 Il parco dei grandi felini! Intervista a Gianni Mattiolo

Come raggiungere Tiger Experience

Tiger Experience si trova a Campolongo Maggiore, tra Padova e Venezia, in via Bosco di Sacco 77. E’ visitabile nella bella stagione su appuntamento. Consultate il sito web per maggiori informazioni

Che cosa ne pensate MiciGatti e MiceGatte? Scrivetemi i vostri commenti qui sotto, aspetto di sentire la vostra opinione, spero senza che nascano polemiche sterili!

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