Evoluzione del gatto domestico: la domesticazione
Se vivi con un gatto, avrai potuto toccare con mano la sua felinità. Da dove arriva? In che modo questo piccolo felino è diventato un gatto domestico? In questo articolo vedremo un po’ di storia del gatto, cioè il processo che ha portato dal gatto selvatico al gatto domestico che conosci, e l’evoluzione del gatto fino ad arrivare alla sua domesticazione.
Indice dei contenuti
- 1 La domesticazione del gatto
- 2 Il gatto selvatico
- 3 L’evoluzione del gatto agli inizi
- 4 Perché addomesticare il gatto?
- 5 La domesticazione del gatto in seguito
- 6 Un periodo oscuro, il Medioevo
- 7 Chi ha addomesticato chi?
- 8 Origini delle razze feline
- 9 Differenze tra gatto selvatico e gatto domestico
- 10 Cosa fare con il tuo gatto?
La domesticazione del gatto
In senso stretto, la domesticazione, il rendere domestici, viene definita come: processo mediante il quale un animale viene allevato in cattività per profitto economico a vantaggio di una comunità umana che ha un totale controllo sulla sua riproduzione, sull’organizzazione del suo territorio e sul procacciamento del cibo di cui ha bisogno.
Per alcune specie, però, la relazione che si è instaurata tra uomo ed animali sembra essere basata su altre premesse, come ad esempio il piacere di avere “compagnia”.
Nel caso del gatto e di altri animali (come il cane), sono veri entrambi i punti di vista!
Il gatto selvatico
Secondo le teorie più accreditate la storia del gatto domestico (nome scientifico: Felis silvestris catus) inizia principalmente con il gatto selvatico africano (nome scientifico: Felis silvestris lybica), che viveva – e vive ancora oggi – in ambienti aridi, come steppe, savane e zone con arbusti. Leggi anche: Storia e origini del gatto.
Il gatto selvatico africano è di colore variabile dal marrone sabbia al grigio-giallo, con strisce nere sulla coda. E’ snello e ha una corporatura esile, è più piccolo del comune gatto europeo. Sembra avere particolare affinità con le persone. Leggi anche: Gatto selvatico, origini e stato attuale
L’evoluzione del gatto agli inizi
Non sappiamo di preciso l’epoca in cui l’uomo addomesticò il gatto, alcuni studi fanno risalire l’inizio del processo a 9000 o 7000 anni prima di Cristo in Palestina, altri intorno al 3000 avanti Cristo in Egitto.
D’altra parte, nei siti preistorici si ritrovano abbastanza spesso resti di animali simili a gatti, insieme ad altri (volpi, tassi…); non possiamo però sapere se fossero tenuti come compagnia, come fonte di carne o di pelli.
Perché addomesticare il gatto?
Non si hanno informazioni certe sul processo che ha portato del gatto selvatico al gatto domestico, le ipotesi relative al motivo per il quale il gatto è stato addomesticato sono essenzialmente:
- come fonte di cibo;
- come aiuto nel controllo dei ratti e di altri animali che rovinavano le riserve alimentari umane;
- per credenze religiose (il culto egizio adorava il gatto come portatore di un principio divino);
- per compagnia.
La domesticazione del gatto in seguito
La nostra storia del gatto domestico continua poi con i Greci, furono loro infatti ad introdurre il gatto in Europa verso il 500 a.C. Inoltre dall’Egitto il gatto raggiunse anche i paesi arabi, dove venne accolto favorevolmente.
Il gatto arrivò nel lontano Oriente verso il 200 a.C., dall’India raggiunse la Cina e poi il Giappone. Dal decimo secolo d.C. il gatto si ritrova in quasi tutta l’Europa e l’Asia.
Solo dopo il 1500, invece, il gatto arrivò in America, in Australia e in Nuova Zelanda.
Un periodo oscuro, il Medioevo
Il Medioevo fu un periodo di ostilità ed addirittura persecuzione verso il gatto, che era considerato una manifestazione del demonio e un amico delle streghe! Leggi anche: Gatto nero, storia e superstizioni
Nonostante alcune malattie fossero portate dai ratti, che il gatto poteva contrastare efficacemente, esso continuò a non essere ben visto, più o meno fino al 1600, quando invece si capì che l’animale poteva essere utile a liberare i centri abitati dai ratti, portatori della peste.
Nel 1700, infine, i gatti vennero accettati come veri e propri animali domestici.
Chi ha addomesticato chi?
Secondo alcuni studiosi il primo incontro tra gatto e uomo potrebbe essere avvenuto principalmente grazie al fatto che il gatto controllava la popolazione dei roditori, che distruggevano le scorte di cibo umane. Il gatto quindi gravitava intorno agli insediamenti umani trovando cibo e l’uomo lo lasciava fare perché gli era utile.
Dice uno studioso “Non sono stati gli uomini a prendere dei gatti e a metterli in gabbia, gli uomini semmai hanno più o meno permesso ai gatti di addomesticarsi da soli”.
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Origini delle razze feline
Le razze moderne di gatti sono state selezionate a partire del 1800, anche se in realtà alcune, come il Certosino, il Persiano, il Siamese, hanno origini che arrivano da più lontano. Vedi qui le razze feline.
Nonostante esistano diverse razze, non ci sono differenze di taglia e struttura così nette fra le razze di gatti come invece accade per i cani.
Differenze tra gatto selvatico e gatto domestico
Come forse potrai immaginare, il gatto non è cambiato moltissimo durante il processo di domesticazione.
Gli uomini hanno semplicemente privilegiato i comportamenti innati utili.
Il comportamento predatorio e la maggior parte degli altri comportamenti che i gatti mostrano attualmente nell’ambiente domestico sono stati modificati molto poco nella loro struttura.
Il gatto domestico è un po’ più socievole verso i propri simili e verso l’uomo rispetto ai selvatici, ma rimane un cacciatore solitario ed indipendente. Questo ovviamente non esclude che possa instaurare un rapporto di fiducia e condivisone con il proprietario!
Cosa fare con il tuo gatto?
Dato che il gatto rimane un cacciatore, cerca di dargli la possibilità di cacciare, se non prede vere, prede “finte”, e di esplorare il territorio per quanto possibile.
Molti gatti sono riservati ed elusivi, in casa forniscigli nascondigli e zone per salire in alto.
Se il gatto vive solo in casa, arricchisci l’ambiente di vita anche con oggetti portati da fuori (rametti, foglie…), in modo da stimolarlo (ma io consiglio di dargli la possibilità di uscire, in luoghi protetti!). Ricorda che… è un piccolo, grande, felino! Dott.ssa Eva Ricci, etologa
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